Erano passati ormai sedici anni dall’ingresso della Parmas Reja nella Baia di Salùran. Ed in quel lasso di tempo si era man mano venuto creando qualcosa di sempre più simile ad una vera e propria cittadina. All’affollata stiva della Nave-Colonia avevano fatto largo magazzini e granai, alle stazioni di pesca e agli orti in bottiglia si erano sostituite delle vere e proprie piantagioni, che grazie a Självit crescevano rigogliose.
Per non parlare della Locanda, giocoforza per natura stessa dei Saluriani, uno dei primi edifici veri e propri ad essere costruiti. Non passava serata che al suo interno non venissero scolati litri di Amaro di Veiligewe, Gruppa o quella che si potrebbe chiamare senza drammi “bevanda locale”: lo Sbritz. Ed ancora erano in molti a passare le ore di tempo libero seduti al tavolo grande, a giocare a Scala Quaranta-e-mezzo.
Insomma tutto si stava lentamente evolvendo verso una realtà che era rimasta narrata forse solo nei libri di storia che si trovavano, umidicci, sulla Nave.
Anche la stessa oligarchia aveva finito per evolversi. Il Consiglio dei Pari era ormai stato istituzionalizzato con l’ultimo Rescritto Oligarchico emanato dal governo provvisorio nel 246. Era così venuto a formarsi un consiglio ristretto, con poco meno di una dozzina di membri appartenenti alle famiglie più in vista della scena sociale, come i Quinov o i Kirenblut. All’interno del consiglio venivano poi discusse le proposte formulate dal Gran Podestà e dal suo Primo Intendente. Il Gran Podestà veniva eletto a vita dal Consiglio ed egli a sua volta nominava un membro dei Pari quale suo Primo Intendente, vale a dire la figura di raccordo fra le due parti.
L’esempio più lampante del nuovo corso era forse rappresentato da quel grande cantiere che da anni sovrastava il centro cittadino, sulla cima del grande terrapieno che si staglia sulla baia, dominandola. Sotto impalcature, ponteggi, magazzini a cielo aperto e tendaggi prendeva forma mese dopo mese la realizzazione del potere su dura ed immobile pietra. L’Editto Provvisorio n. 172 del 239 aveva dato il via all’allestimento del Cantiere che avrebbe ospitato il futuro Palazzo dei Pari, la sede del potere sovrano Saluriano.
Il Palazzo, all’alba del 252, era finalmente lì per dirsi “pronto”.
I portici accoglievano notte e dì flussi di persone indaffarate nello sbrigare le pratiche necessarie al quieto vivere, le logge del piano superiore consentivano invece ai pomposi oligarchi di estraniarsi dal fastidioso brusio della mobilità popolana, consentendo di passeggiare indisturbati fra propri simili. Il cuore pulsante di tutto però, come ovvio che sia, risiedeva all’interno delle spesse mura del Palazzo, inaccessibile ai più se non ad una ristretta servitù ed ai membri stessi del Consiglio.
Qui, nella Sala dei Pari, erano tenute le riunioni e discusse le riforme da intraprendere. E qui, per la prima volta, si era tenuta l’elezione del Gran Podestà e che nel 246 aveva visto l’unanime nomina di Turfeck Kirenblut alla massima carica della Repubblica.
Sempre all’interno delle mura di Palazzo, nel 251, era nata la Parma Rejon, la Compagnia Mercantile del Gran Podestà, e che ora vedeva al secondo piano destinarsi un gran numero di uffici. E sempre qui, il Primo Intendente Quinov aveva decretato con l‘Editto Podestarile n.39 del 252 la nascita dell’Accademia Saluriana di Ricerca Alchemica e Naturale.
Il gruppo di piccole tende ammassate sulla riva calma di una baia era, con il suo centro di potere, diventata finalmente una città.
OFF : Sta fregnata pe divve che avemo finito er palazzo matto fracico sgravato. Tiè, beccateve eeee’ fotine. Arte povera.