Loro cercan là la felicità,
dentro a un bicchiere.
Per dimenticare d’esser stati presi,
per il sedere.
Ci sarà allegria anche in agonia,
col vino forte.
Porteran sul viso l’ombra di un sorriso,
fra le braccia della morte.
~Famosa Canzone Dakhmiana
Nella tenera atmosfera di Indul, con l’aria né troppo fredda, né troppo calda, come tutti gli anni, la famiglia Stardel è impegnata nella vendemmia.
Ecco Sargon, re della vigna, che abilmente raccoglie la preziosa uva utilizzando le forbici come un pennello. Poco più in là, sua moglie Kalarah che pigia il dolce frutto, estraendo il delicato nettare rosso come i suoi capelli. Pure il loro figliolo aiuta, facendo la spola tra le vigne e la cantina a portare le grandi ceste di vimini ricolme grappoli.
Qualche astante spesso si ferma, i più romantici osservano l’amorevole processo e bramano il momento in cui finalmente potranno assaporare il prodotto di quell’arte, i maliziosi invece si fermano a guardare le bianche gambe di Kalarah diventare prima rosse, poi viola mentre spreme gli acini sotto i piedi. A volte qualcuno passa alla cantina e chiede gentilmente un sorso di vino per alleggerire la propria dura giornata e padron Stardel accetta, affermando che l’unico pagamento che vuole è quello di vedere le facce appesantite, divenir rubiconde e allegre.
Per un motivo o per l’altro, ciascun si ferma all’Amata Cantina e scaccia gli incubi della vita, sognando un po’ di vino.
E quando poi il calice finalmente trova la rossa pace, dopo mesi di tiepida acqua, tutto diventa allegro e leggero. Pure la città assume tinte rosate e frizzanti accogliendo, come una calda coperta, tutti quelli che cercano la verità sul fondo del bicchiere.