Era già attiva da alcuni anni, a Salùran, un particolare ente istituzionale. Aveva sede giusto di fianco la grande Sala dei Pari, al primo piano del Palazzo. Era una sede di modeste dimensioni, ospitava poco più che una piccola biblioteca e dei laboratori.
Si trattava, nientemeno, dell’Accademia Saluriana di Alchimia e Natura, o semplicemente “Accademia”, come la chiamavan tutti fuori dai documenti ufficiali. Era stata fondata pochi anni prima, nel 252 dal Primo Intendente Petrus Quinov, che aveva poi assunto in prima persona le redini della presidenza all’interno dell’Accademia.
Se, da un lato, erano state le pratiche alchemiche il vanto dei primi anni di attività con le ricerche sul risanamento dei tuberi del professor H.W. Thucàn e le strabilianti ricerche sulle piropolveri del professor L. Bartlèth, il secondo anno di ricerche si aprì all’insegna dell’analisi naturale e naturalistica.
Una prima spedizione scientifica venne lanciata dal Professore Associato e Vicepresidente dell’Accademia Amadeus Baccàs, per lo studio della flora autoctona del nuovo continente nei territori prossimi alla Baia di Salùran.
SULLA FLORA ZERIOTA AUTOCTONA E LE LORO PROPRIETA’
A cura di A. Baccàs.
Dei numerosi erbari ed enciclopedie naturalistiche che i nostri avi portarono con loro per mare da Exilias, durante il loro lungo navigare, è sotto gli occhi di tutti che neanche uno possa nemmeno lontanamente avvicinarsi alla quantità di nuove specie floristiche riscontrabili su questa nuova terra che i presenti chiamano “Zero”. Troppe e troppo grandi le differenze fra i due anche solo per pensare che l’antiquata ed obsoleta pletora di manuali in nostro possesso sul tema possa ritenersi sufficiente ad affrontare un serio percorso di ricerca.
Riteniamo, dunque, che sia necessario riscrivere le seguenti opere alla luce delle nuove condizioni cui siamo sottoposti, rimettendo alla scienza naturale quel prezioso compito di ricerca e minuziosa analisi che sovente le compete.
Premesse concluse, apparirà chiaro anche al più ignaro dei lettori che abbia mai vagamente deciso di sfogliare un erbario che la quantità e la qualità di flora sul continente di Zero risulti esponenzialmente superiore rispetto a quella che si era riusciti a catalogare su Exilias. Sebbene siano ancora da indagare le motivazione di uno scarto così netto in termini di biodiversità, sentiamo di poter avanzare alcune ipotesi in merito che riguardino come principale motivazione le estremamente diverse fasce climatiche intercorrenti fra le due macroaree continentali. Su Zero piove estremamente più che su Exilias, ciò porta alla formazione di un clima decisamente più umido e tropicale, maggiormente adatto a grandi e varie formazioni vegetali di quanto fosse il clima, decisamente mite, di Exilias.
Differenze sostanziali nella biodiversità sono poi identificabili anche a livello dell’ecosistema marino indicando, riteniamo, una maggiore presenza di micronutrienti nelle acque od una maggiore ossigenazione al fondale, che abbia favorito lo sviluppo di una rigogliosa flora marina.
Obiettivo di questa prima spedizione dell’Accademia Saluriana di Alchimia e Natura è stato, dunque, l’individuare le principali componenti floristiche di Zero, ad un livello di analisi superficiale del terreno in base alle sue differenti composizioni.
E’ risultato immediatamente visbile come fra i principali attori della flora locale spicchino dei cespugli spinosi, contenenti fra i rovi e le spine alcuni piccoli frutti rossi. Tale specie, rinominata Baccas Puntiosus, risulta essere diffusa in tutte le immediate vicinanze di Saluran, prediligendo climi più freschi ma crescendo in buon numero anche in terreni più caldi ed umidi.
I rovi sembrerebbero essere una particolare misura di difesa della pianta stessa, nel tentativo di difendere i succosi frutti rossi dalla portata della fauna locale o di curiosi ricercatori. I frutti paiono essere carichi di semi, suggerendo un controverso sistema in cui anche venendo ingerito da un animale, la diffusione della pianta sarebbe garantita proprio da questa enorme quantità di semi che si riverserebbe poi nel materiale espulso al termine dei processi digestivi dell’animale.
Altra specie sulla quale valga la pena concentrarsi è stata rinvenuta esclusivamente all’interno di caverne chiuse ed estremamente soggette a movimenti naturali, immerse in muschi e rampicanti, suggerendo forse la vicinanza a falde sotterranee. Questi particolari rampicanti di caverna celano al loro interno altri piccoli frutti, di un colore tendente all’arancio-dorato e dotate di un reagente in grado di rendere lo strato superiore della scorza luminescente. Appare curioso come questo stato di luminescenza si trasmetta spesso anche a ciò che viene in contatto con il frutto stesso, come dita, mani, lingua, denti. L’effetto è temporaneo e svanisce dopo poco.
Pur ritrovandosi in natura esclusivamente all’interno delle sopracitate caverne, alcuni esperimenti condotti in laboratorio hanno rivelato come questa pianta, ribattezzata Baccas Cavernalis, riesca senza grosse difficoltà ad adattarsi anche a condizioni differenti.
Ritenendoci soddisfatti di quanto riscoperto in due mesi di campagna scientifica e lavoro di studio, tale si prenda come la prima parte di un più ampio corpus naturalistico.