Alla magione della Gran Casata Lor’Tred non mancava nulla: Stanze, un ampio salone, una vasca acquario, due studi, camere da letto e un magazzino personale. Dal suo giardino pensile si godeva di una vista magnifica del Palazzo del Consiglio e del resto del quartiere residenziale alto; Quando l’aria era tersa a sufficienza, si intravedevano anche i fumi del palazzo del Padishà sulla costa. Zoroastro l’aveva pensata per diventare il cuore pulsante della Gran Casata del Miele e della Pittura, un entità che era molto di più che la sola figura dell’Awilum della Gloria: Un entità viva, che comprendeva numerose persone e collaboratori, alcuni più fidati di altri, che fornivano a Zoroastro una forza lavoro e un corollario di abilità indispensabili.
Quella sera, alla Magione, il grande tavolo delle riunioni era preparato ed acceso, davanti ad alcuni posti erano state poste Azalee fresche unite da profumi e pigmenti colorati.
L’elfo cinereo sedeva tranquillo al capo della tavola, la sua statura bassa quasi nascosta da un ampia montagna di carte davanti a lui. Alla sua destra sedeva un elfa con i capelli corti, vestita con una veste viola spento e con il viso ornato da due meravigliosi orecchini d’ametista a forma di goccia allungata.
“Zoroastro, desiderate iniziare anche senza Sham-Ash? Nella sua ultima lettera ci diceva che alcune tribù del deserto avevano accettato la vostra offerta e che tentava di negoziare con quelle più restie. Non più di una settimana al limite”
Lo sguardo dell’elfa guizzó dalla lettera a Zoroastro attendendo una risposta.
“Si, procediamo senza di lui. Starà facendo bene. Ne sono sicuro.”
Zoroastro tamburelló con le dita su un porta pergamene di pelle, sancendo la chiusura del discorso Sham-Ash.
Sham-Ash era uno Shair nato nel deserto che si era messo al servizio della Gran Casata dopo che alcuni minatori dei Lor’Tred gli avevano salvato la vita in una fossa di sabbie mobili. Da quel giorno, Zoroastro riconobbe in lui molte altre qualità, che lo avevano reso ad oggi, il capitano delle guardie del Casato e uno dei migliori consiglieri di Zoroastro.
Amara, l’elfa al suo fianco, agiva come un assistente, sempre pronta a monitorare e tenere traccia dei possedimenti e della produzione della Gran Casata. Inoltre, procacciava a Zoroastro gli axlolotl migliori della città.
In quel momento le porte della magione si aprirono e il pavimento di ametista, vibrando con i suoi tintinnii celestiali di mille campanelle, annunció l’arrivo della coppia di Eterei. Zoroastro oramai riconosceva le tonalità che i passi degli ospiti assidui producevano sul pavimento del salone.
“Lagash, Negesh, bene arrivati. Prego, prendete un posto. Sham-Ash non si unirà a noi questa sera”
Gli eterei, entrambi maschi, si sedettero il silenzio ai lati opposti del tavolo, chinando la testa per salutare l’elfo a capotavola. Erano identici, due gemelli, colore pallido tipico della loro razza e capelli neri come la pece a contrastare il candore della pelle, i loro occhi di un blu elettrico erano l’unico punto di luce in quel mare di bianco e nero. A loro Zoroastro aveva affidato il compito di assisterlo nelle sue neonate ricerche… Ricerche che anche il Padishà aveva iniziato a fare. I due giovani erano brillanti studenti che avevano collaborato alla ricerca di alcune tecniche di produzione del cemento, successivamente la Gran Casata del Miele e della Pittura aveva fornito loro insegnanti privati, acquisendoli nell’ organico di Zoroastro.
“Sumsur, vieni a sederti”
Zoroastro si voltó verso le scale che portavano al secondo piano… Tutti i presenti fecero lo stesso osservando la fila di scalini vuota.
“Questo pavimento fa troppo chiasso per le tue intrusioni, ti ho sentita che sei entrata prima. Dalla finestra”
E dal sottoscala comparve l’ultima invitata alla festa: Una Savant dai capelli lunghi fino alle ginocchia, tenuti insieme da una una curata treccia bionda intarsiata di ametiste, girata attorno al collo come una collana. Il suo viso era coperto da un velo, che celava i suoi occhi bianchi. La diplomatica era arrivata, la voce della Grande Casata quando Zoroastro non poteva parlare…Vantava di sapere leggere le persone come libri aperti e ne aveva dato più di una volta prova. Zoroastro la teneva a debita distanza e sempre sotto un sottile controllo apposta.
Prese posto senza proferire parola, un po’ piccata dal suo piccolo gioco scoperto, e l’elfo si alzó subito dopo.
“Bene. Vi aggiorno su quanto è successo negli ultimi tempi: Il secondo concilio si è concluso. E gli animi non posso dire che siano i più freddi. Il Padishà ha nominato i Satrapi e li ha messi alla ricerca della magia”
Lo sguardo dei gemelli divenne più attento.
“Esatto. Conto su di voi, per intensificare gli sforzi. Ho allestito un laboratorio dove ho condotto degli esperimenti sulla ametista, in seguito a quello che l’Accademia del Governatorato ha scoperto… Voglio che prendiate contatto con essa e mi facciate da tramite. Nagash tu mi aiuterai con le ricerche”
L’etereo annuì con il capo, il fratello fu meno contento dell’incarico assegnatoli.
“L’impegno e le risorse spese nel deserto ci hanno ripagato bene. Fra un mese potremmo non essere più a Dakhmah”
Diede quella notizia come qualuncuno strapperebbe un cerotto: Forte, di colpo, senza preavviso e senza possibilità di rispondere. Non voleva osservazioni su quel punto. Ci furono brevi sguardi fra i presenti e rapidi scambi di parole
Prima che la mano di Amara si alzó, interrompendo la reazione concitata ma cortesemente celata sotto quei brevi gesti.
“Si?”
L’elfa prese una grande mappa e la dispiegó sul tavolo, mettendo in mostra i lotti di terreno nella città.
“Ve ne volevo parlare subito, non sono buone notizie ma penso sia il momento giusto per darvele. Questi sono i terreni che pensavo di acquistare come dai piani che abbiamo concordato la settimana scorsa…Campi per il grano”
Toccò dei rettangoli sulla mappa. La Savan ridacchió sotto il velo, sapeva dove stava andando a finire la questione e lo poteva percepire anche dalle emozioni che percorrevano il volto di Amara.
Zoroastro socchiuse gli occhi e si risedette, stringendo i denti.
“Anche l’Awilum del Pavone è interessato…Non ha versato anticipi, forse ha preso degli accordi preliminari…penso che ne abbia bisogno per la produzione di pane e mangime per i suoi volatili”
Zoroastro prese un lungo respiro. Era stufo di ritrovarsi la Gran Casata Stardel in mezzo anche fuori dal Concilio. L’affare non era ancora stato concluso, i terreni erano liberi…Zoroastro digrignó i denti e annuì.
“Bene. Procedi comunque all’acquisto. Paga anche il doppio se serve, e fallo subito domani mattina. Quello che gli Stardel daranno da mangiare ai loro splendidi volatili, non è pensiero delle casse del mio casato”
Sentenzio senza possibilità di appello. Amara prese nota e tornó in silenzio.
“Volete che mandi a cercare i Satrapi? O faccia tenere d’occhio il Padishà?”
La voce di Sumsur arrivó come una vipera sinuosa e sensuale fra le dune del deserto…
“Mi fido del Padishà. Non dei Satrapi però… Ma per ora lasciamo che si perdano su Zero. Tu Sumsur mi servi qui, presto mi dovrò spostare nel deserto e mi dovrai fare da occhi e orecchie…Temo che le cose stiano per cambiare molto a Dakhmah.. Ed è importante avere un posto sicuro da dove potere osservare”
Zoroastro, dopo quelle parole, fece servire la cena e la riunione prosegui fino a tarda serata.
Sumsur lascio la Magione per ultima, dirigendosi per i vicoli addormentati di Dakhmah, diretta verso l’ingresso della Cripta del compianto Shah…
E’ una marea di roba, lo so, ma dovevo mettere un po’ di carne al fuoco per futuri GDR.