Nome: Sargon Stardel
Data attuale: 251
Data di Nascita: 229
Razza: Elfo
Storia:
Era mattina sulla nave Suran, e come tutte le mattine il giovane Sargon Stardel era chino sulla scacchiera, ad osservare le pedine da vicino con il suo unico occhio funzionante.
“Eddai, ti vuoi muovere? Non ho tutto il giorno” rispose il nano dall’altra parte della tavola.
“Amico mio” rispose Sargon alzandosi ad osservare il suo avversario con lo stesso sguardo di studio che prima riservava ai pezzi sulla scacchiera “Siamo in mezzo all’oceano. Di preciso che devi fare?”
“Non hai assolutamente idea dei lavori necessari a mantenere una nave. Sei proprio un viziato figlio di Papà”
L’elfo aprì la bocca in un provocatorio sorriso a 32 denti “Come dici tu, amico” poi finalmente fece la sua mossa.
Era sicurissimo di quello che stava facendo, si era studiato ogni possibile combinazione e quella era la migliore. Aprire con la Difesa Stilgar si era rivelata un’idea fantastica, ora poteva gestire tranquillamente il mediogioco utilizzando gli alfieri come cecchini. Il suo avversario non aveva scampo.
“Per gli architetti era ora…ma questa mossa non ha senso.”
Sargon si appoggiò di peso sullo schienale della sedia con fare superbo “Carissimo, forse non ha senso per te per me invece è perfett….”
“Scacco matto.”
“Co..Cosa”
“Sei un idiota Sargon, ora mantieni la promessa.”
Mentre lavava il ponte della Suran, bestemmiando al freddo delle prime luci dell’alba e maledicendo le sue pessime mosse, l’ingenuo elfo si ritrovò a guardare pigramente le onde che si infrangevano sul ponte della nave.
Come altri su quella nave, era già la seconda volta che la sua famiglia compiva un viaggio verso l’ignoto. Suo bisnonno Galar più di 100 anni fa si trovava nelle sue stesse condizioni: costretto a lasciare la sua terra per affrontare un duro viaggio a bordo del vascello Veligewe.
Fu probabilmente il carattere ostico e una eccessiva “passione” per il vino a portare Galar ad ammutinarsi insieme agli altri. Oppure un qualche ideale di libertà? No, probabilmente il vino.
“Spero di non fare la stessa fine di Nonno Galar” disse fra se ad alta voce Sargon.
“Lo spero anche io” rispose una voce femminile alle sue spalle.
“Oh sei tu, Kalarah” disse l’elfo girandosi ad osservare la giovane umana dai capelli rossi.
“Hai perso di nuovo contro Ralevith? Se continui così presto finirai anche te abbandonato su una scialuppa…o peggio”
La domanda non ebbe risposta, Kalarah si mise a sedere sul bordo della nave
“Poi mi spiegherai perchè hai deciso di portarti come unica lettura un vecchio libro di scacchi, se manco sai giocarci”
Sargon fece spallucce. “Ero indeciso tra quello e Come conquistare le donne umane.”
Kalarah rise “Due attività in cui non mi sembri un maestro devo dire”
“Eppure…” rispose sardonico Sargon, lasciando la redazza per sedersi a fianco di Kalarah
“Eppure?”
“Sei qua mentre lavo il ponte quando potresti essere sottocoperta al caldo insieme agli altri”
“Chi ti dice che non lo abbia fatto per pura pietà?”
“Non credo” disse Sargon avvicinando le sue labbra a quelle di Kalarah.
Era mattina sulla nave Suran e come tutte le mattine, Ralevith urlò quando vide che il ponte non era stato lavato.