12 Gàlar 121, Biblioteca Centrale di Behinnor.
Era una normale domenica di uno sfortunato e sciagurato periodo di crisi per Thomas. Comodamente seduto sulla sua sfarzosa poltrona aveva già slanciato le gambe sulla scrivania, facendo spazio fra tomi e documenti. Sulle ginocchia poggiava una copia nuova di stampa dell’ormai celebre Nano Volante.
“PREZZO DEL PANE ALLE STELLE! I contadini domandano retribuzioni più eque”
“INCONCLUDENTE L’ULTIMO INCOTRO! Salta la revisione degli accordi urbani”
Leggeva divertito i titoli catastrofistici, facendone versi spesso seguiti da una risatina. La grande crisi non aveva colpito (o lo aveva fatto in modo solo molto relativo) sul suo salario fisso da dirigente cittadino. Roba da popolani scontenti e anarchici in cerca di gloria passeggera.
Poi, fra i tanti articoli, fu uno a lasciarlo di stucco.
“PRONTA AL VARO LA VEILIGEWE - La maestosa nave-colonia pronta a partire da Elion”
Alzò un sopracciglio, cosa che gli succedeva istintivamente quando ragionava su qualcosa.
“Ma guarda un po’…”
3 Barion 122, Autorità Portuale di Elion
“Allora, chiudiamo per quattro milioni? Mi sembra una cifra che venga incontro alle esigenze di tutti non credete?”
Al grande banchetto di impellicciati era Thomas, dall’alto della sua veneranda età, a tener banco. Da un lato del tavolo sedevano gli esponenti dell’Autorità Portuale di Elion ed i dirigenti dei grandi cantieri navali, sdegnosamente arricchitisi grazie al boom del business delle navi-colonia; dall’altro la cordata Behinnoriana formata dai grandi oligarchi della Paglia.
“E’ stata una trattativa estenuante, signor Quinov, ma credo si possa sancire l’avvenuto accordo” esclamò, contento ed estenuato, il rotondo magnate nautico Tito McTitanic. Dopo una stretta di mano fra le parti, si festeggiò come si conveniva fra gentiluomini.
21 Deterion 125, Banchina 12 del porto di Elion.
“E nel nome della Paglia io ti battezzo Parmas Reja!”
Gridò il Gran Covone al termine della lunga orazione, prima di lanciare una pagnotta verso lo scafo nuovo di zecca della grande nave-colonia ormeggiata alla Banchina numero 12 di Elion. I presenti, principalmente oligarchi behinnoriani e rispettive famiglie, esultarono. Poco più in là, negli uffici del molo, Thomas Quinov controllava la carta tecnica del vascello.
“Mhh…blablabla… tonnellaggio…peso a vuoto…blablabla… OH ECCO! Capienza massima…550! Forza, forza, tieni conto!”
L’esortazione era rivolta ad Estephania, la sua nuova e curvilinea segretaria.
“Allora segna: Prima classe.. 50 Cabine. Tutte occupate. Seconda classe…150 Cabine… Tutte Occupate! Terza Classe..300 Cabine.. TUTTE OCCUPATE! E le ultime sono le 50 cabine di riserva, libere da contratto. Segnato tutto, vero?”
Estephania annuì.
8 Héliar 125, Banchina 12 del porto di Elion
“Molla tutto!”
“Aye Aye Capitano”
E la Parmas Reja, nella sua gargantuesca stazza, salpò verso l’ignoto. Quando nessuna notizia si aveva della Veiligewe partita cinque anni prima.
11 Larendul 132, Posizione Ignota fra le acque.
“Non c’è più molto tempo, vero?”
Chiese Estephania, quasi in lacrime, al medico di bordo. Questi scosse la testa, visibilmente dispiaciuto. Alle loro spalle una lussuosa porta dava l’accesso alla cabina-appartamento di prima classe della famiglia Quinov, dove Thomas era ormai agli attimi terminali della propria esistenza.
Al capezzale, sulle ginocchia, il figlio primogenito di Thomas piangeva la scomparsa del padre. Un susseguirsi di condoglianze rituali sommerse la cabina nei giorni successivi.
19 Nuvul 157, Posizione imprecisata fra i mari
“Nebbia a Dritta, Capitano! Banco in rapido avvicinamento! Potrebbe nascondere ghiacciaie!”
“Virata stretta a Babordo timoniere! Evitiamo le nebbie! Lesto lesto!”
“Questa piccola manovra ci costerà 51 anni, Capitano!”
8 Héliar 195, Sempre fra gli oceani
“5…4…3…2…1…. AUGURI! AUGURI!”
Uno scampanellio di calici e brindisi si susseguiva nella Gran Sala sul Ponte Maestro della Parmas Reja. Gli sfarzi della prima classe, quella sera, erano tutti rivolti verso la celebrazione del nuovo anno, il 70esimo di navigazione. Dei passeggeri originari ormai quasi nessuno era rimasto, se non forse chi all’imbarco era ancora in fasce. Tre generazioni almeno si erano avvicendate a bordo ed oltre cinque erano i capitani che avevano avuto l’onore di succedersi.
Anche per i Quinov il tempo era passato. Dal compianto Thomas si era passati al figlio Nikolaj. A sua volta padre di Rebecca e Ludwig. E da Ludwig, ormai anche lui un adulto nel fiore degli anni, era stato concepito Karl, di pochi anni appena.
11 Egilar 216, Cabina-Appartamento Quinov, Ponte Maestro della Parmas Reja.
“Complimenti signora Quinov, è un maschietto in ottima salute!” riferì il medico di bordo tenendo in braccio quel piccolo fagottino che era il neonato erede di famiglia, già cullato dal rollio materno della grande e robusta nave.
Stretti attorno al letto di Hemma Quinov-Kirenblut una pletora di parenti ed amici al lieto evento. In prima fila non poteva mancare papà Karl. Gli occhi ancora lucidi per il miracolo della vita, accarezzò il bebè, porgendolo poi delicatamente alla moglie.
“Petrus…” sussurrò la coppia, quasi all’unisono. Il nome, forse non il più adatto per un ragazzino, era stato deciso con largo anticipo alle prime avvisaglie di concepimento.
27 Albion 228, Ponte 7 della Parmas Reja.
“PETRUS HONORIUS QUINOV! VIENI SUBITO QUI!” Questa volta era proprio uno strillo, altro che un tenero sussurro. Hemma era esasperata dal dover impartire l’ennesimo rimprovero al figlio. Il pargoletto era tornato tutto zuppo e maleodorante.
“Sei stato ancora in sentina con quelli di Seconda classe, nevvero?!” Accusò furente la madre. Non era una novità. “Quante volte devo dirti di star lontano da quei luoghi e da quella gente? Ostinati a volermi ascoltare una buona volta! Ed ora fila in Cabina, il maestro ti aspetta per la lezione!”.
8 Fàdular 236, Nuovo Mondo.
“TERRA! TERRA!” gridò la vedetta dall’alto della sua postazione sull’albero, iniziando a chiamare l’adunata generale a suon di campane. Per la prima volta in tanto tempo l’orizzonte non era più un piatto ed anonimo blu. Era altopiani, spiagge, verde a perdita d’occhio ed una modesta quantità di uccelli marini che iniziava a circondare il vascello dall’alto.
La popolazione della grande nave si raduno velocemente sul Ponte Maestro ad ammirare l’inusuale vista di terraferma. Fra i privilegiati oligarchi in prima fila non poteva mancare la famiglia Quinov. Petrus appariva molto diverso rispetto a quando era solo un infante. Posato, elegante, calmo, esultò con galante moderazione all’avvistamento, al pari degli altri rampolli con lui presenti.
“Hai visto, Nikolas? Alla fine ecco la terraferma.” Sorrise Petrus verso l’amico Elfo.
“E’ molto più vasto delle isole che incontriamo solitamente, non trovi? Chi l’avrebbe mai detto che avremmo avuto la fortuna di essere noi la generazione destinata a vedere Il Continente…”
Petrus estrasse dalla tasca un vecchio cristallo del mana esaurito, iniziando a rotearlo fra le dita e passandolo fra una mano e l’altra mentre osservava Il Continente farsi sempre più prossimo.
“Già, ci siamo davvero…”
Iniziava un capitolo completamente nuovo.
—
Si, mi sono dilungato però andava data degna sepoltura a Thomas.