OFF: piccola storia della mia esperienza con il parkour, un po’ romanzata, un po’ memata. La rappresentazione qui fatta di Sere non corrisponde assolutamente a realtà… Almeno spero.
Scrivo un GdR prima ancora di farmi la scheda… INCREDIBILE!
ON: Alcor DeGés correva nel fango del percorso allestito, saltando e superando ostacoli impossibili. Il corpo di Guardia di Veligewe era il meglio, e lì al campo Forrest era il meglio che veniva minuziosamente setacciato, selezionato ed addestrato. Un’occasione unica per il giovane mercenario, desideroso di affinare le sue capacità; allo stesso tempo un inferno in terra. Da quando era arrivato a Zero sulla Samium aveva combattuto i mostri nelle terre selvagge, sfidato paesaggi impervi e pieni di pericoli e frequentato i peggiori tagliagole di Veiligewe, fisso nella sua infinita missione per arricchirsi e lasciare la propria impronta in quel nuovo e vasto mondo… Ma questo, oh, questo era molto peggio di qualsiasi altra cosa gli fosse capitata.
“FORZA MOLLACCHIONI, CORRETE! CORRETE DANNAZIONE SCHIFOSI SMIDOLLATI!” Ecco, quell’orrendo urlo, lo strepitio di un demone uscito dall’abisso. Il Sergente Aneres incalzava dal suo punto di osservazione. I suoi occhi gelidi, la porta verso un inferno di dolore e sofferenza, scrutavano le povere anime dannate in quel purgatorio.
Alcor imprecò mentalmente contro la dannata pioggia battente di quel dannato umido e uggioso continente, e quasi maledisse gli Architetti per avergli fatto dono di una vita tanto sventurata. Un altro salto, un altro volo di faccia nel fango.
“AVANTI RECLUTA DEGÉS, NON VORRAI FORSE ASPETTARE CHE LA MAMMINA VENGA A DARTI IL BACINO SULLA BUA! NIENTE PAGA SE NON FINISCI IL PERCORSO!” Il Sergente lo fissava con un sorriso sadico, la sua voce tonante in mezzo alla pioggia era più affilata di mille coltelli.
Stavolta l’imprecazione del giovane fu chiara ed udibile, mentre si alzava per riprovare il salto… E fallire ancora. E ancora. E ancora. Preso dalla frustrazione, Alcor ritentò e ritentò finché non fu ricoperto di fango dalla testa ai piedi. Decise di fermarsi un attimo, sfruttando una delle rare e benedette distrazioni del suo aguzzino. Solo due reclute erano riuscite a passare avanti a lui, gli altri suoi compagni rimasti indietro, non era messo male e poteva farcela; anzi, doveva farcela, per la Gloria dello Shah e per sua madre. Un salto ancora, e finalmente il piede non poggiò in fallo, ma stabile oltre il fosso. Stava quasi per urlare di gioia, quando una voce tonante lo riportò alla realtà.
“BEN FATTO RECLUTA DEGÉS” Disse sarcasticamente il Sergente Aneres “TI MANCANO SOLO ALTRI VENTIQUATTRO OSTACOLI PRIMA CHE TI SI POSSA DEFINIRE LA BRUTTA COPIA DI UN SOLDATO!”
La pioggia continuava a battere incessante, mentre si consumava il supplizio di quei soldati, condannati all’eterna ripetizione del loro fallimento in cambio di un fugace momento di successo. “L’Inferno è ripetizione”, diceva un vecchio Maestro Etereo, scrittore di successo. E quanto aveva ragione!