Onirium [Pronuncia: Onìrium]
Nome Ufficiale: Città stato di Onirium
Nome Semplice: Onirium;
Motto: “Dalla mente alla carta, dalla carta alla gente”
Stile Architettonico: Nanico;
Anno di Fondazione: 252
Capitale: Onirium
Lingua ufficiale: Il comune
Popolazione: ~ 7000
Nome degli Abitanti: Oniriani
Religione: Architetti
Valuta: Cippino;
Forma di Governo: Democrazia diretta
Urbanista [Amministratore cittadino]: Arau Lorud
-Protezione Divina: Si
Storia:
La storia di Onirium iniziò sui tavoli della Locanda della Moglie Ubriaca a Veiligewe, con un gruppo di architetti, muratori, minatori e urbanisti. Arau Lorud li unì per primo, altri poi si aggiunsero autonomamente nel tempo mentre il progetto prendeva forma, serata dopo serata. Uomini, elfi e, specialmente, nani; tutti cittadini, tutti edìli che cominciavano a vedere come l’espansione di Veiligewe, come pensata finóra, fosse problematica: i servizi pubblici e i ceti più bassi della popolazione distavano troppo tra loro, c’era gente che rischiava di morire ogni giorno perché troppo lontana dall’ospedale, le forze dell’ordine non arrivavano a coprire le periferie, il pozzo più vicino a queste ultime distava almeno 20 minuti e, in caso di incendio, in molti rischiavano di rimanere senza dimora. La lunga permanenza sulle navi, sommata all’incredibile aumento della domanda di abitazioni e strutture strategiche, hanno impedito alla città di espandersi in maniera efficiente ed equa per tutti. Le persone riunite attorno ai tavoli della taverna erano lì con lo scopo di creare un luogo giusto, che potesse accogliere e tutelare anche gli ultimi.
Dopo qualche mese dai primi incontri, verso la fine dell’anno 251, col numero di famiglie partecipanti aumentato enormemente, decisero di partire verso nord-est. Arrivarono voci che descrivevano le montagne innevate dopo Kord come un luogo ospitale e adatto a mettere in atto i loro progetti. Il viaggio era lungo e complicato, ma la volontà non mancava di certo.
Durante il tragitto la progettazione dell’urbanistica non si interruppe e, quasi naturalmente, ci si accorse che la maniera migliore per ottimizzare le distanze fosse quella di sfruttare anche la verticalità durante l’espansione. Nel tempo, si fece sempre più largo l’idea di riprendere in mano l’antica tradizione nanica ed espandersi nel cuore delle montagne innevate. Il lavoro sarebbe stato incredibilmente difficile, la tecnica e la forza lavoro necessarie per un tale scopo erano immense, ma ormai l’entusiasmo era alle stelle e perciò si decise: scaveremo!